Destini.

Ci eravamo incontrati perché doveva succedere, e anche se non fosse stato quel giorno, prima o poi ci saremmo sicuramente incontrati da qualche altra parte.

Haruki Murakami

Livree.

È un istinto naturale. Indossare livree. Da sempre, per sempre, di tutti. Umani, primati, mammiferi, animali, piante. Forse i batteri non lo fanno, ma chi può dirlo? Chi siamo noi per accorgerci (o meno) se un microorganismo sta o non sta agghindando il lato esterno di sé per attirarne un altro?

Da 3 miliardi di anni la vita si porta dietro la sua livrea nuziale. E da 4 milioni di anni lo facciamo anche noi: ci vestiamo, ci copriamo di monili, ci coloriamo il viso o il corpo, ci decoriamo con fiori e profumi. Irresistibile richiamo. Mostrare un lato esterno di sé diverso, col solo scopo di irretire qualcuno. Per poi infine ritornare come siamo. Senza livrea. Senza ghirlande. Nudi, crudi, come mamma ci ha fatto.

Castelli di vetro.

Questa è la parte più difficile. Come sempre. Quella in cui devo fare a pezzi il castello di vetro. Stanza dopo stanza. Parete dopo parete. E non importa con quanta cura lo avessi arredato. Con quanti oggetti e sogni lo avessi riempito. Bisogna abbatterlo. Armarsi di martello e di pazienza. E di forza, tanta forza. Chiudere gli occhi, ascoltare il cuore. E quando inizia a scricchiolare, colpire. Per non sentire il rumore, che fa. Abbattere, per poter dimenticare. Distruggere tutto ciò che è stato costruito. Ogni piano sopra l’altro.

E sperare che un giorno, forse, si possa ancora ricostruire qualcosa, su ciò che rimane.

Ho una zona dell’indice sinistro che è senza sensibilità. A imperitura memoria di quanto a fondo può entrare un coltello quando non fai abbastanza attenzione. Quando abbassi troppo le difese. Quando credi di avere trovato. Infine. Pace.

(rin) Chiudo

Ti rinchiudo in una gabbia di vetro, senza aria che ti lasci marcire, senza ossigeno che ti lasci respirare.

Ti rinchiudo in un luogo in cui ti posso stare a guardare, mentre boccheggi, mi chiami, ti sento che fremi.

Ti rinchiudo. Ti rinchiudi. Non so nemmeno quanto tempo è passato.