Mancanze [non]

Mi manchi. Cosa mi manca, di te?

Un simulacro.

Per sentire la mancanza di qualcuno bisognerebbe averne sentito almeno una volta, in passato, la presenza. Eppure la tua presenza sparisce, se tento di afferrarla. Ho passato troppo tempo ad immaginarla. Mi mancano di te cose che non ho mai avuto e forse allora “mi manchi” non è la giusta combinazione di tasti per descriverti.

C’è una mancanza, che mi aleggia dentro, da qualche parte. E’ un vuoto, ha la forma di un buco. Di cui tu sembravi averne occupato almeno temporaneamente lo spazio. Mi hai detto una volta che spesso le donne si innamorano all’improvviso ed in fretta di te, mentre tu di loro non ti innamori mai. Forse passi troppo tempo a mentire, a te e a loro, per riuscire ad occupare al meglio il loro buco, nel cuore. E quando ti stanchi di farlo e prendi e te ne vai, senza voltarti indietro, hai perso l’occasione di riempire il buco che ti porti dentro, nel cuore, anche tu, come noi. Come ogni essere umano.

Ma in fondo ti piace, no? Essere quello di cui un’altra persona è innamorato. L’adulazione ti fa gola, questo me lo hai ripetuto allo sfinimento. Io non ti ho mai adulato e forse per questo ci hai messo ancora più impegno per farti notare. Per modellarti sulla forma del mio cuore. O forse sono io ora a immaginare che lo stessi facendo. Oppure sono stata io a dipingerti, in quel quadro, cercando disperatamente di farmi riempire da te e da tutto quello che non eri.

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Ti ho promesso che ti avrei aspettato. Una promessa è un impegno. E tu sapevi che non saresti stato in grado di fare la tua parte. Per questo non hai accettato.

Ti avrei aspettato, sai? Ancora ed ancora. Ti avrei aspettato, se non avessi distrutto un giorno dopo l’altro tutto ciò che ti stavo regalando. Hai incendiato e dilaniato il presente e con esso il passato ed anche quello che stavo tenendo in serbo per te, nel futuro.

Ma ogni distruzione, si sa, pone le basi incenerite di una rinascita. E in qualsiasi forma tu abbia deciso di tornare, vuoi che sia senza di me. Per questo hai bruciato, con così tanto ardore. Con impegno. Con passione.

Shame on me, che ti ho permesso di farlo, ma in fondo shame on me: ti ho insegnato come farlo. In dieci mesi, ti ho mostrato quanto io sia in grado di resistere, attaccata allo scoglio del mio sogno, anche quando tutto è contro, anche quando non ricevo più niente, anche quando non mi nutri, in alcun modo, per una serie senza fine di giorni. Tenace e forte lo sono sempre stata. Furba e lungimirante mai, invece. Avrei dovuto saperlo. Ancora e ancora. Avrei dovuto impararlo. Ancora e ancora:

quello che si dà agli altri, raramente torna indietro.

le persone di cui ci prendiamo cura, raramente ce lo restituiranno

ciò che si ama tanto appassionatamente, raramente è ciò che si sta davvero guardando.

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La maggior parte delle volte è solo un simulacro.

Un’immagine nella nostra testa.

L’immagine di una mancanza.

Un vuoto da riempire. Disperatamente. Follemente. Senza un senso alcuno.

Art: (c) Dario Gi

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